Eliseo Mattiacci nasce a Cagli nel 1940, muore a Fossombrone (Pesaro) il 25 agosto 2019. Diplomatosi presso l'Istituto di Belle Arti di Pesaro, compie, tra il 1960 e il 1963, diversi viaggi-studio in Italia e all'estero. Esordisce nel 1961 presso la Galleria Nazionale d'Arte Moderna a Roma, ottenendo nello stesso anno con l'opera L'uomo meccanico il premio per la scultura istituito dal Ministero della Pubblica Istruzione. Fortemente influenzato dalla lezione di Colla, realizza in questa fase opere assemblate con pezzi di recupero ed elementi forgiati a mano. Tiene la sua prima personale nel 1967 alla Galleria romana La Tartaruga che viene letteralmente invasa con un tubo snodabile di ferro nichelato smaltato di "giallo Agip". Il tubo è presentato in diverse rassegne tra cui Arte Povera e Im-Spazio alla Galleria La Bertesca di Genova (mostra curata da Germano Celant) che segna l'avvio della vicenda critica dell'Arte Povera. L'indagine sulla propria identità in relazione "all'altro da sé" e l'interesse per le culture diverse da quelle occidentale, indirizzano Mattiacci verso il Concettuale. La sua attività in questi anni è scandita da numerose mostre e performances e inizia a collaborare con il A gallerista parigino lexandre Jolas. Nel 1972 partecipa con una sala personale alla XXXVI Biennale di Venezia e nel 1976 vince il prestigioso premio Bolaffi. Rifuggendo ogni categorizzazione critica, il suo lavoro si sviluppa indagando le possibilità espressive sia dei più svariati materiali (stoffa, metalli, vetro, gomma, sabbia) che delle azioni performative. Considera la scultura come un mezzo per indagare il mondo in tutte le sue possibili declinazioni; i suoi lavori sono sempre in rapporto diretto con lo spazio in cui sono posti e spesso ne assumono qualche elemento, naturale o architettonico. Negli anni Ottanta, insieme alla sua attività d'insegnante di scultura all'Accademia di Belle Arti di Perugia, partecipa a diverse collettive e personali; tra le tante vanno ricordate quelle di Palazzo Mazzancolli a Terni (1982) e quelle allestite nei Castelli di Miramare e San Giusto a Trieste (1987). Nel 1988 partecipa nuovamente alla Biennale di Venezia. Negli anni Novanta si dedica a tematiche di natura dinamico-cosmica realizzando sculture ispirate alle leggi che regolano l'universo. Tra le esposizioni più recenti vanno ricordate quella di Roma presso la Galleria dell'Oca (2004) e quella di Fonte d'Abisso, Milano (2007). Nel 1995 è vincitore del Special Prize alla Biennale di scultura di Tokyo. Nel 2008, alla presenza del Presidente della Repubblica, gli viene conferito il Premio Antonio Feltrinelli per la scultura.